..."La
casa, molto antica, era una grande palazzina a due piani con la facciata rosa e
una specie di torre merlata al centro. In cima, nascosto tra piante e fiori,
c’era un terrazzino arredato con un dondolo, due poltroncine imbottite e un
tavolino. Nelle serate estive, quando rimaneva a casa da sola o riceveva amici,
quello era un angolo fresco e discreto, dove mangiare, leggere e chiacchierare,
lasciandosi cullare dalla fresca brezza di stagione, un angolo di paradiso
ritagliato in un luogo non proprio appartato della metropoli. Non era però
quella l’unica meraviglia della palazzina. Il portone di quercia, incastonato
in una cornice formata da colonne dai capitelli di finto marmo, si apriva su un
atrio abbellito con dipinti ad acquarello raffiguranti città europee, un mobile
antico e l’attaccapanni a muro, illuminato dai riflessi di un grande specchio a
parete. Nell’angolo vicino alla scala giaceva una poltrona di quelle veneziane,
con alti braccioli di legno e un cuscino di velluto rosso della stessa tonalità
della guida che in inverno ricopriva i dieci scalini di marmo rosa conducenti
al primo piano. In estate veniva rimossa, così da lasciare in bella vista la
pietra originale della scala. Al primo piano era collocata la cucina, un’ampia
stanza con due finestroni, uno dietro al doppio lavandino di acciaio, e l’altro
davanti alla poltrona in vimini, e poi il salotto e lo studio del padre. Chiara
l’aveva trasformato nel corso del tempo nella sua stanza dei giochi, come le
piaceva definirla con gli amici, e vi trascorreva molto tempo, quando rimaneva
a casa. Le pareti, tinteggiate con un rosa pesca, erano per metà coperte da una
grande libreria a vista, ricolma di volumi e cd di ogni genere. Vicino alla
libreria si ergeva, in tutta la sua bellezza, uno schermo al plasma da
trentadue pollici. Al centro del pavimento di marmo rosa era posizionato
un divano a tre posti rosso scuro e, vicino la finestra ad arco, una scrivania
di legno lucido, sul cui piano campeggiava il portatile, il posto di comando.
Perdeva le ore a navigare in cerca di nuovi posti da visitare nel periodo di
ferie. Non aveva preferenze, bastava che non si trattasse della Scozia. Per lei
era un capitolo chiuso e, anche se le faceva male non vedere suo cugino come
prima, ormai aveva preso la sua decisione. Troppi ricordi, troppo dolore! Aveva
dato un taglio netto al passato e, nonostante ogni tanto l’inconscio la tradisse
tormentando le notti, era decisa a non tornare sui propri passi. Sentiva
Matthew una volta ogni quindici giorni ed era contenta così. Il cugino cercava
di convincerla, ma lei rimaneva determinata e rifiutava sempre di andare a
trovarlo. Ogni telefonata terminava con la promessa di un incontro a Roma, ma
dopo un anno, non era mai successo ed ormai non ci credeva più.
La
stanza da bagno era completamente in muratura, un insieme di quadratini crema e
salmone rivestivano le pareti. Merito di sua madre che l'aveva rimodernata
qualche anno prima di morire.
Il
piano superiore era considerato la zona notte, con due stanze da letto e due
bagni, uno nella camera un tempo appartenuta ai genitori, e l’altro nella sua,
e una terza, trasformata in cabina armadio, il sogno di una vita finalmente
realizzato."...
da "Il fuoco dell'inganno" Mac Talbot family Vol.II
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