giovedì 12 novembre 2015

..."La casa, molto antica, era una grande palazzina a due piani con la facciata rosa e una specie di torre merlata al centro. In cima, nascosto tra piante e fiori, c’era un terrazzino arredato con un dondolo, due poltroncine imbottite e un tavolino. Nelle serate estive, quando rimaneva a casa da sola o riceveva amici, quello era un angolo fresco e discreto, dove mangiare, leggere e chiacchierare, lasciandosi cullare dalla fresca brezza di stagione, un angolo di paradiso ritagliato in un luogo non proprio appartato della metropoli. Non era però quella l’unica meraviglia della palazzina. Il portone di quercia, incastonato in una cornice formata da colonne dai capitelli di finto marmo, si apriva su un atrio abbellito con dipinti ad acquarello raffiguranti città europee, un mobile antico e l’attaccapanni a muro, illuminato dai riflessi di un grande specchio a parete. Nell’angolo vicino alla scala giaceva una poltrona di quelle veneziane, con alti braccioli di legno e un cuscino di velluto rosso della stessa tonalità della guida che in inverno ricopriva i dieci scalini di marmo rosa conducenti al primo piano. In estate veniva rimossa, così da lasciare in bella vista la pietra originale della scala. Al primo piano era collocata la cucina, un’ampia stanza con due finestroni, uno dietro al doppio lavandino di acciaio, e l’altro davanti alla poltrona in vimini, e poi il salotto e lo studio del padre. Chiara l’aveva trasformato nel corso del tempo nella sua stanza dei giochi, come le piaceva definirla con gli amici, e vi trascorreva molto tempo, quando rimaneva a casa. Le pareti, tinteggiate con un rosa pesca, erano per metà coperte da una grande libreria a vista, ricolma di volumi e cd di ogni genere. Vicino alla libreria si ergeva, in tutta la sua bellezza, uno schermo al plasma da trentadue pollici. Al centro del pavimento di marmo rosa era posizionato un divano a tre posti rosso scuro e, vicino la finestra ad arco, una scrivania di legno lucido, sul cui piano campeggiava il portatile, il posto di comando. Perdeva le ore a navigare in cerca di nuovi posti da visitare nel periodo di ferie. Non aveva preferenze, bastava che non si trattasse della Scozia. Per lei era un capitolo chiuso e, anche se le faceva male non vedere suo cugino come prima, ormai aveva preso la sua decisione. Troppi ricordi, troppo dolore! Aveva dato un taglio netto al passato e, nonostante ogni tanto l’inconscio la tradisse tormentando le notti, era decisa a non tornare sui propri passi. Sentiva Matthew una volta ogni quindici giorni ed era contenta così. Il cugino cercava di convincerla, ma lei rimaneva determinata e rifiutava sempre di andare a trovarlo. Ogni telefonata terminava con la promessa di un incontro a Roma, ma dopo un anno, non era mai successo ed ormai non ci credeva più.
La stanza da bagno era completamente in muratura, un insieme di quadratini crema e salmone rivestivano le pareti. Merito di sua madre che l'aveva rimodernata qualche anno prima di morire.
Il piano superiore era considerato la zona notte, con due stanze da letto e due bagni, uno nella camera un tempo appartenuta ai genitori, e l’altro nella sua, e una terza, trasformata in cabina armadio, il sogno di una vita finalmente realizzato."...
da "Il fuoco dell'inganno" Mac Talbot family Vol.II

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