E’ il 1956 e l’alleanza tra le armate naziste del Terzo Reich e l’impero
giapponese governa gran parte del mondo. Ogni anno, per celebrare la
Grande Vittoria, le forze al potere organizzano il Tour dell’Asse, una
spericolata e avvincente corsa motociclistica che attraversa i
continenti collegando le due capitali, Germania e Tokyo. Il premio in
palio? Un incontro con il supersorvegliato Führer, al Ballo del
Vincitore. Yael, una ragazza sopravvissuta al campo di concentramento,
ha visto troppa sofferenza per rimanere ancora ferma a guardare, e i
cinque lupi tatuati sulla sua pelle le ricordano ogni giorno le persone
che ha amato e che le sono state strappate via. Ora la Resistenza le ha
dato un’occasione unica: vincere la gara, avvicinare Hitler... e
ucciderlo davanti a milioni di spettatori. Una missione apparentemente
impossibile che solo Yael può portare a termine. Perché, grazie ai
crudeli esperimenti a cui è stata sottoposta, è in grado di assumere le
sembianze di chiunque voglia. Anche quelle di Adele Wolfe, la Vincitrice
dell’anno precedente. Le cose però si complicano quando alla gara si
uniscono Felix, il sospettoso gemello di Adele, e Luka, un avversario
dal fascino irresistibile...
Prima
di proseguire, ritengo sia necessaria fare una precisazione sul
periodo storico. Leggendo prima la sinossi e poi il romanzo, salta
subito agli occhi l’errore macroscopico della data in cui si svolgono i
fatti. È impossibile che si tratti del ’56 perché, come tutti sappiamo,
il nazismo finì nei primi giorni di maggio del ’45, in seguito alla
notizia della morte di Hitler quando i soldati, rimasti senza guida, si
arresero agli avversari. Detto questo, l’unica cosa che posso dire è che
forse il misunderstanding sia stato voluto ma ignorando le ragioni,
non posso che sottolineare la questione. Non posso pensare ad una svista
da parte di chi ha editato e tradotto il romanzo. Sarebbe gigantesca. E
adesso possiamo cominciare.
“Sei speciale.
Cambierai le cose”
Il
destino della piccola Yael è segnato. Deportata con la madre, ebrea
come lei, la piccola vive fino in fondo le brutture della permanenza in
un campo di concentramento nazista. Ma la sua non è una semplice marcia
verso la morte certa, no. Lei viene scelta e sottoposta ad una serie di
esperimenti da laboratorio che la segneranno profondamente, cambiandola
più di quanto si possa immaginare nel fisico e nella psiche. I veleni e
le sostanze chimiche incanalate nell’organismo trasformano il piccolo
corpo della bimba: la pelle si squama fino a diventare pallida, i
capelli perdono il loro colore originale a scapito del biondo tanto caro
al Furher, e gli occhi diventano cerulei, e non solo. La piccola Yael,
nel tempo, sarà in grado anche di mutare le proprie sembianze a seconda
delle circostanze. Basterà solo uno sguardo al viso di una passante o
una semplice fotografia per scatenare il processo di trasformazione.
MoHcmp. Monstre. Mostro.
Yael cresce rendendosi conto di quello che è diventata. Si odia per
questo e ancora di più odia l’artefice di tale atrocità. Il cambiamento
fin troppo visibile la rende un’estranea non solo agli occhi della madre
che l’allontana ma, al tempo stesso, anche a se stessa.
Scommetto che avevi bellissimi capelli scuri […] Yael aveva aperto la bocca per rispondere e si era accorta con sgomento di non ricordarselo.Non se lo ricordava.Non se lo ricordava.Che razza di persona dimentica la propria faccia?
I giorni trascorrono nella paura di non riuscire più a sopportare gli
aghi e l’angoscia e la consapevolezza di essere sola a combattere per
sopravvivere. Ma Yael reagisce proprio nel momento peggiore e grazie
alla sua speciale facoltà di mutare aspetto, riesce ad evadere dal campo
e a diventare un’arma molto potente e unica nelle file della
Resistenza. Dopo anni di duro addestramento, Yael è pronta per scendere
in campo. Ha una missione da compiere, la più importante di tutte,
quella che ha aspettato da tanto tempo, la vendetta che ha nutrito
dentro di sé e che ora può finalmente raggiungere: assassinare Hitler
davanti alle telecamere proprio alla fine della corsa motociclistica
annuale, il Tour dell’Asse.
“Ti guarderò sul Reichssender. La nostra speranza viaggia con te, Volchitsa.”
Prese
le sembianze di Adele Wolfe, la vincitrice della corsa dell’anno
precedente, Yael partecipa alla gara ben sapendo la difficoltà
dell’impresa. La traversata per mezzo mondo non le risparmia nulla, né
dolori né violenza. Le difficoltà sembrano insormontabili soprattutto se
affrontate senza potersi fidare dei compagni. Nonostante tutto, però,
lei non s’arrende, non può tirarsi indietro. Se lo facesse, ogni
sacrificio risulterebbe vano. E così Yael stringe i denti rialzandosi
dopo ogni caduta, spinta da quella giustizia che solo lei può
realizzare. Il fine dell’impresa vale ogni sacrificio o ferita o
lacrima. Così Yael va avanti a testa alta, lo deve alle migliaia di
vittime di un regime tanto assurdo quanto brutale; a sua madre e a tutte
le persone della baracca sette che con lei hanno patito la fame, il
freddo, le stesse che le sono state accanto fino alla morte e che ora
gridano vendetta.
Yael non può dimenticare i volti, i nomi, li ripete ogni notte prima di
dormire e li porta sempre con sé relegati nel tatuaggio sul braccio
sinistro. Cinque lupi disegnati per camuffare i numeri storti del suo
marchio distintivo. Yael è determinata, caparbia, coraggiosa e unica
così come è drammatica e forte la storia del romanzo, che ci catapulta
indietro negli anni nel periodo più oscuro e tragico che l’umanità abbia
vissuto, quello del nazismo. Tra le pagine del romanzo si respira il
dramma di innocenti condannati con l’unica colpa di non appartenere alla
razza prescelta. Il lettore si immedesima in Yael, abbraccia la sua
causa che poi è quella dell’umanità intera. Attraverso le parole tutti
noi divoriamo la rabbia della protagonista, ci prepariamo alla resa dei
conti, affianchiamo Yael/Adele, soffriamo con lei nelle varie avventure,
meravigliandoci ed esultando ogni volta di come riesca a superare le
difficoltà del momento. Accettiamo le scelte e come lei diffidiamo dei
suoi compagni e una volta giunti al traguardo restiamo in ansia per
leggere cosa accadrà.
“Wolf” è un romanzo sorprendente, vivo, palpitante. Quella di Yael è una
storia adatta a tutti, è un crescendo di emozioni che ci accompagnano
per tutta la corsa fino al traguardo e oltre. Il finale poi è di quelli
che non si dimenticano. Un modo diverso di
raccontare un periodo nero che non va dimenticato alle generazioni giovani,
sempre però tenendo conto dell’errore iniziale. La storia è precisa e così deve
essere tramandata.
Consigliato!
Nessun commento:
Posta un commento