Catherine Ravenscroft non sa cosa sia il sonno. Da quando in casa sua è
comparso quel libro, l'edizione scalcagnata di un romanzo intitolato "Un
perfetto sconosciuto", non riesce più a fare sonni tranquilli, né a
vivere la vita di ogni giorno, la sua vita di film-maker di successo,
con la sua bella famiglia composta da un marito innamorato e un figlio
ormai grande. Non ci riesce perché quel libro - anche se Catherine non
sa chi l'abbia scritto, o come possa essere finito nella nuova casa dove
lei e il marito hanno appena traslocato - racconta qualcosa che la
riguarda molto da vicino. Qualcosa che soltanto lei sa, e che ha
nascosto a tutti, anche a suo marito. Chi è l'autore di quel libro, e
come fa a conoscere Catherine e a sapere cosa ha fatto un giorno di
tanti anni fa, durante una vacanza al sole della Spagna? E che cosa
vuole adesso da lei? Catherine dovrà fare i conti con la paura, e -
forse per la prima volta - con la verità. Perché anche le vite che ci
sembrano più perfette nascondono dei segreti che possono distruggerle.
Un trasloco, un libro, una tragedia.

Il libro: Un perfetto sconosciuto.
L’autore: Amico di... Parente di... Testimone di...?
La trama del romanzo è ben confezionata; la scrittrice ha saputo ordire
una tela intricata e misteriosa, un thriller mozzafiato, che si stringe
dapprima attorno al lettore, quasi soffocandolo, per poi allentarsi e
scivolare pian piano verso la risoluzione del mistero. In tal modo chi
legge rimane nel dubbio se parteggiare per l’una o per l’altra parte
fino alla fine, dove arriverà con un sospiro di sollievo senza sapere
più chi, in effetti, sia la vittima e chi il carnefice. Il gioco delle
parti è reso ancora più incisivo dall'alternanza dei punti di vista
usati nei capitoli. Da una parte abbiamo quello onnisciente dell’autrice
che ci mostra Catherine: lei conosce la verità, e ora è anche la
protagonista, suo malgrado, di un romanzo tanto folle quanto assurdo.
Ciò che viene riportato nel libro appare decisamente distorto, i
protagonisti ci sono tutti, è vero, e anche lo sfondo su cui la vicenda
prende vita è lo stesso, così come l’epilogo tragico. Quello che non
combacia è proprio la storia in sé, che appare fin troppo ovvia ma non
vera. Mancano quelle sfumature che solo Catherine conosce, le stesse che
ha preferito nascondere e che dopo dieci anni rischiano di tornare
prepotentemente alla luce e di distruggere non solo lei, ma anche la sua
famiglia, finora protetta.
Peccato non si fosse resa conto prima che continuare a far finta di niente avrebbe avuto conseguenze mortali.
Il pericolo di perdere tutto si affaccia all'orizzonte portandosi dietro
molte domande. Come reagirà Robert, il marito, sempre paziente, l’uomo
che l’ha sempre amata, davanti ad una sua confessione? E Nicholas, il
figlio venticinquenne con un mucchio di problemi esistenziali, riuscirà a
reggere alla tensione, una volta saputa la verità?
Dall’altra parte c’è Stephen Brigstocke, un uomo anziano, abbruttito
dagli anni e da quello che è successo alla sua famiglia. La perdita del
figlio diciannovenne e la morte della moglie lo hanno gettato nella più
cupa disperazione e l’unica cosa che lo spinge ad andare avanti è il
desiderio di vendetta. Il pensiero è costantemente rivolto al passato, a
ciò che è stato e a quanto ha sofferto. Non esiste futuro ma solo una
insana voglia di giustizia: la donna che ha causato la sua rovina deve
pagare!
Sentivo Nancy che mi sorrideva, che mi spronava ad andare avanti.
Lo aveva sempre detto, che un giorno avrei sfondato come scrittore.
Così,
dopo aver ritrovato un manoscritto della moglie e alcune fotografie
scattate dal figlio proprio a Catherine, Stephen studia un piano
diabolico per attirare colei che considera responsabile della morte del
figlio, dritta nel baratro della disperazione. Dovrà pagare una volta
per tutte.
Voglio vedere l’amo incastrato in gola. La preda che boccheggia per respirare. Il suo destino nelle mie mani. Un semplice colpo in testa con un’arma contundente. O mi accontenterò di averla recuperata dagli abissi e di vederla asfissiare, gli occhi sbarrati dal panico? C’è qualcosa di molto gratificante in quell’idea. Un pesce fuor d’acqua. Un pesce brutalmente introdotto in un ambiente ostile. Sopravvivrà? Probabilmente no. L’esposizione improvvisa potrebbe ucciderlo. Asfissiano, i pesci, no? Se restano troppo a lungo fuori dall’acqua? Quindi, sì, l’esposizione prima, e poi forse porrò fine alle sue sofferenze.
Come? Semplice: rendendo noto e di dominio pubblico il suo misfatto.
Allora, spinto dalla sua morbosità, riscrive il manoscritto, aggiunge
una fine adeguata e totalmente inventata e lo pubblica, iniziando così
un gioco pericoloso che lo porterà, ne è sicuro, al raggiungimento del
suo scopo: la soddisfazione di aver procurato in Catherine lo stesso
dolore che scandisce da anni i suoi giorni.
E mentre Stepehn Brigstocke racconta in prima persona il suo passato,
Catherine demanda alla scrittrice il compito di muoverla. Le sue azioni
sono descritte tutte al presente, proprio per rendere meglio l’idea
della volontà da parte della protagonista di voler dimenticare a tutti i
costi una vicenda molto amara, una pagina terrificante della sua vita. E
la routine della quotidianità diventa la sua salvezza almeno fino a
questo momento.
Anche il compito ripetitivo di mettere al posto la spesa le dà una sorta di calma felicità. Un gesto ordinario e ingrato è un lusso quando si è stati male come lo è stata lei.
Il modo in cui i due mondi si
avvicinano accresce la tensione; passato e presente si scontrano nel
peggior modo possibile con conseguenze disastrose. La suspance aumenta
pagina dopo pagina e ci accompagna a vivere un finale sconvolgente. E
quando la verità verrà a galla, finalmente, niente e nessuno potrà più
continuare a vivere come prima.
Consiglio il romanzo e gli amanti del genere non resteranno delusi.
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