martedì 12 luglio 2016

TUTTO MA NON IL MIO TAILLEUR di Cecile Bertod

Trudy Watts ha tutto quello che ha sempre sognato: un lavoro in banca che la soddisfa, un ragazzo fantastico e un appartamento in una delle zone più alla moda di Londra. Non cambierebbe nulla, neanche gli orari impossibili in ufficio. Dopo sei anni dalla sua assunzione, quando ormai sembra stia per arrivare la tanto attesa promozione e il suo matrimonio con Horace è vicino ecco che la catastrofe le piomba addosso. E Trudy viene trasferita in una sperduta cittadina della Scozia. L’arrivo è traumatico: detesta tutto e tutti e desidera solo scappare via. L’unico luogo in cui rifugiarsi è un piccolo pub, il cui giovane proprietario si diverte non poco a punzecchiarla. Ed è proprio lì che forse, improvvisamente, la sua vita cambierà.

Il tailleur. Tailleur e chignon aprono qualsiasi porta.

Quando si riesce a leggere in tre ore un romanzo senza deconcentrarsi, vuol dire solo una cosa, e cioè che il succitato libro è gradevole e non cervellotico. Inutile dire che ho trovato la storia fresca e frizzante e i personaggi, ma proprio tutti, all’altezza della situazione. Ma andiamo con ordine. Ci troviamo a Londra, quartieri alti. Trudy Watts è una ragazza che dire fortunata è riduttivo. Lavora in banca, è rispettata e sta per sposarsi con un avvocato di grido, Horace Hooper con il quale ha una relazione, a suo dire, perfetta. 
Il nostro è un legame
oggettivamente produttivo, stabile, razionale e questi sono
i presupposti ideali per un matrimonio felice. Sfatiamo questo
maledetto mito del colpo di fulmine, dell’amore da film strappalacrime,
della passione travolgente.
Cosa si può chiedere di più alla vita? Purtroppo però, come sempre accade in questi casi, il destino si dimostra un rompipalle dispettoso ed ecco che basta voltare l’angolo, abbassare la guardia per un nanosecondo e zack!, ci si accorge che la fortezza costruita per proteggerci con il sudore della fronte e anni e anni di impegni, promesse, compromessi eccetera, eccetera, tanto solida non è. Basta solo uno sgambetto, tanto semplice quanto prevedibile, e tutte le certezze di una vita si sgretolano in un battibaleno, lasciandoci sguarniti e alla mercé degli eventi. Così la nostra Trudy, una volta aperti gli occhi e realizzato che ciò che credeva oro, in realtà brilla meno di un volgare pezzo di latta, (capirete solo leggendo il libro a cosa mi sto riferendo), reagisce nel modo più ovvio possibile. E si ritrova a dover gestire un trasferimento in un paesino sperduto nella campagna scozzese, ad occuparsi della filiale locale per trovare una soluzione e impedirne la vendita. Ha sei mesi per risolvere il problema, recuperare l’ammanco di denaro e salvare gli impiegati dal licenziamento sicuro.
Immaginate voi al posto suo. Vi sfido a dire il contrario, ma sono fermamente convinta che vi comportereste esattamente come lei. Come? Lasciandovi prendere dal panico più assoluto.
Non so più chi sono.Non so dove sono.Non so cosa sto facendo.

 Beh, come biasimarla? Sola, al centro del nulla, lei che ama vestirsi di tutto punto per sentirsi sempre impeccabile così da rendere chiaro il messaggio, è costretta a fare i conti con una nuova realtà che non le appartiene e, cosa ancora più preoccupante, deve interagire per forza con gli indigeni. No, è decisamente troppo! Comunque sia, la nostra eroina si arma di santa pazienza e, superato il momento dell’impatto, inizia con piglio giusto il suo compito, decisa a portarlo a termine prima dei tempi stabiliti. Tutto pur di tornare a casa il più presto possibile. 

Se indossi un tailleur, stai implicitamente affermando di essere tu il centro del tuo universo.
 Ma l’impresa non sarà priva di ostacoli e troppe cose accadranno prima di arrivare alla fine della missione. Ce la farà, non ce la farà? Quanto le costerà? Lo scoprirete solo leggendo.
E veniamo ai personaggi: tutti ben delineati e stupendi, dai principali a quelli secondari. Mi soffermerò però sui principali. Trudy è semplicemente fantastica, dal carattere forte e volitivo, non si perde d’animo davanti alle avversità, accusa il colpo, è vero, ma è in grado di reagire e di ripartire dando sempre il massimo. È una donna con le idee chiare e anche se qualche volta può risultare snob, non diventa mai antipatica. Descritta come un’insensibile, dedita solo alla carriera, Trudy riesce a stupirci smentendo ogni pensiero. Anche lei, infatti, ha un cuore e quando lo mostra e lascia libere le emozioni, raggiunge quasi la perfezione. Non si può non parteggiare per lei, sostenere le sue battaglie e comprendere le sue prese di posizione. Il lettore le sta accanto, anche quando si accanisce contro il povero passante, reo soltanto di volerle strappare un sorriso regalandole un “buongiorno”, o quando se ne infischia delle preoccupazioni dei poveri impiegati, del mutuo da pagare, o della rata della scuola, nascondendo loro la verità e pensando piuttosto al suo tornaconto. Trudy avrà inoltre il nostro appoggio incondizionato con tanto di striscione di evviva e fuochi d’artificio nel suo rapporto con gli uomini a cominciare da Horace per finire con Ethan, il bel figo palestrato, proprietario del pub del paese nonché suo padrone di casa. E non dimentichiamo la signora Cox, l’arcigna vedova alle prese con i pettegolezzi dei media e con le minacce e l’ingratitudine dei figli. I dialoghi tra le due sono meravigliosi. E non potrebbe essere diversamente visto che stiamo parlando di due donne intelligenti a confronto, una di fronte all’altra, senza peli sulla lingua né timore reverenziale che tenga. Assolutamente superlative!
A quel punto mi chiede
con velato scetticismo: «Signorina Watts, crede davvero che
questi stupidi giochetti le faranno ottenere quello che vuole?».
Io sorrido, controllo l’orologio e le rispondo: «Le do dieci
minuti per cambiarsi. Se non la vedo uscire entro le otto, la
lascio qui. La consideri un’offerta non negoziabile».
Come fantastico ed esilarante è il rapporto di Trudy con Ethan. Ah, che meraviglia! Qui il sospiro ci sta tutto. Finalmente un uomo che non si lascia intimidire dai suoi modi aristocratici, ma ribatte colpo su colpo sfidandola a un duello che entusiasma. 
Ethan rappresenta il nemico da combattere, l’uomo da tenere a distanza, l’amico confidente, il vicino rumoroso e sexy, il collezionista di pupe da cui guardarsi. Lui è allegro, simpatico, bello, intelligente, e soprattutto discreto. Sa qual è il suo posto e non fa fatica a farsi da parte e a lasciare a Trudy lo spazio necessario. È un uomo tutt’altro che facile da capire perché nonostante il carattere schietto, a volte per i suoi modi, risulta un po’ troppo aspro e diretto, a volte criptico e spiazzante. Ma forse proprio per questo (oltre che per il suo prorompente fisico, ovvio), fin da subito, riesce ad accalappiare le simpatie delle lettrici. Il suo modo di proporsi non è strafottente, da uomo che non deve chiedere mai, per intenderci. No, Ethan ci viene descritto come uno normale, tranquillo, che sa divertirsi e far divertire. Un uomo autentico, insomma, bello fuori e dentro. 
«Sicura di sentirti bene? Vuoi che chiami l’ambulanza?»«Stupido!».«Roar… Lo sai che mi eccito quando mi insulti», continua a scherzare, beccandosi un tovagliolo accartocciato in pieno viso.

Lo stile dei dialoghi e del racconto è di quelli che lasciano il segno, puntuale, fresco, frizzante e molto esilarante. Il romanzo è divertente, a volte irriverente, potrei definirlo educato con una punta di sensualità che se anche accennata, si avverte bene e aiuta a completarlo.
Consigliatissimo!

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