martedì 12 luglio 2016

AFFLICTION di Laurell K. Hamilton


Per via del suo lavoro di Risvegliante, Anita Blake ha spesso a che fare con i non-morti e sa benissimo che non sono affatto come gli zombie che si vedono al cinema… almeno non lo sono mai stati. Dalla telefonata che Micah riceve dalla madre, sembra invece che in Colorado sia improvvisamente comparsa un’orda di creature assetate di sangue, che trasformano tutti coloro che mordono in mostri simili a loro, compreso il padre di Micah. Determinata a fermare l’epidemia e a salvare Mr Callahan, la Sterminatrice si precipita sul posto. Tuttavia le bastano pochi giorni per rendersi conto che questi zombie sono molto diversi da quelli hollywoodiani. Sono molto peggio. Incredibilmente veloci e forti come vampiri, non temono nulla, né il fuoco né la luce del giorno. Eppure Anita deve trovare un modo per fermarli, prima che annientino le persone che ama…

Un’orda di zombie cannibali e di vampiri putrescenti invade una vasta zona in Colorado seminando il panico tra gli abitanti e disseminando cadaveri in giro come fossero pop corn. La polizia ha il suo bel da fare per cercare di risolvere il caso che si aggiunge, cioè quello della scomparsa massiccia di turisti. Ma non è tutto qui. Le vittime del morso degli zombie subiscono la condanna a morte sicura. Dalla ferita, infatt
i, l’infezione si espande a macchia d’olio nel corpo che comincia a decomporsi per diventare in poco tempo un ammasso di poltiglia fetida e puzzolente. Tra le vittime c’è il padre di Micah, lo sceriffo Rush Callahan il quale aspetta la fine in una stanza d’ospedale. Guardato a vista da tutti i colleghi e i poliziotti della contea, viene raggiunto anche dal figlio che non vede da dieci anni, da Anita e da Nathaniel e la schiera di guardie del corpo mannare. La situazione appare subito tragica, non è roba di tutti i giorni, o notti se preferite, imbattersi in zombie tanto famelici quanto veloci. I morti ambulanti, di solito, non aggrediscono le persone né tantomeno li divorano, facendoli a brandelli. C’è qualcosa che non quadra nel loro modo di agire.
«Gli zombie camminano barcollando, a passi strascicati. Sono inarrestabili, però sono lenti. Tutti i testimoni concordano invece nel dire che gli zombie assassini sono veloci almeno come gli umani, forse persino un po’ di più, e questa è roba da film, non realtà.»
Anita è preoccupata, non riesce a capire come sia possibile risvegliare una tale quantità di zombie in poco tempo e oltretutto in una zona lontana da un cimitero. L’unica spiegazione possibile è che dietro ad un fenomeno di tali proporzioni si muova un potentissimo vampiro, con le doti di negromante, capace di migrare nei corpi, piegarli al suo volere e guidarli in una folle lotta contro gli umani. 
Gli unici zombie cannibali di cui sono a conoscenza sono stati destati dai più potenti di noi, cioè forse l’un per cento. Sono davvero rari quelli che sono capaci di risvegliare un gruppo di zombie cannibale come in questo caso, e che io sappia, nessuno di loro si trova entro i confini di questo stato.
E perché poi? Quale potrebbe essere la ragione? La risposta è fin troppo ovvia, ma ci vorrà un po’ prima di arrivare a trovarla. 
La caccia all’ultimo sangue e senza esclusione di colpi non risparmierà nessuno e per la nostra eroina non sarà facile stavolta arrivare a capo della situazione.
Compagno d’avventura di Anita, anche in questa occasione, così come succede sempre quando c’è da divertirsi davvero, è Edward. Insieme daranno vita ad un inseguimento spettacolare a colpi di mitra e lanciafiamme. Ma troveremo anche Jean Claude, il Master di St. Louis, ora capo assoluto del nuovo Consiglio degli Stati Uniti, preoccupato per le sorti della sua serva umana e amante. Per la seconda volta, da quando lo conosciamo, l’affascinante vampiro dagli occhi blu notte accorre in un’altra città a sincerarsi delle sue condizioni. Che belli i loro dialoghi, sempre stimolanti, mai tediosi, sia che si parli di politica o d’amore in cui si coglie la complicità di una coppia ormai affiatata.
Jean Claude mi guardò semplicemente, e non furono i suoi poteri vampirici né la bellezza a indurmi a distogliere lo sguardo, bensì la consapevolezza che vidi nei suoi occhi. Mi conosceva troppo bene perché potessi mentirgli e, se non potevo mentire a lui, non potevo mentire neppure a me stessa. Ecco cosa succede quando si concede troppa intimità alle persone, cazzo! Non ci si può nascondere, neppur a se stessi.
Quello che affascina nei libri di Anita Blake è la spietatezza della piccola marshal nell’affrontare il pericolo. Dopo anni vissuti a stretto contatto con i vampiri e i mannari, Anita è in grado di combattere ad armi pari con chiunque e farsi valere sul campo. A fianco di Jean Claude, ha acquisito un potere tale da diventare quasi invincibile. Inoltre, la sua esperienza nella polizia speciale, la SWAT, fa di lei l’esperta numero uno nel campo dei reati soprannaturali. Ma come sempre accade, prima di poter dire la sua, la nostra negromante deve combattere contro l’arroganza e la gelosia dei colleghi sia maschi che femmine. Così, ogni volta, come in un rituale pagano, Anita deve affrontare i pregiudizi delle menti bigotte, e subire i soliti giudizi sulla sua vita sentimentale e promiscua. Ora, parliamoci chiaro, volete farmi credere che se vi trovaste al posto della bella Risvegliante e aveste la fortuna sfacciata di amare e essere amata dagli esseri più meravigliosi e belli che popolano questo pianeta, vi preoccupereste delle chiacchiere? Se foste considerate l’unica donna capace di far perdere la testa a vampiri potenti e a creature fantastiche, non importa se lupi, leopardi, tigri o leoni, ma tutti abili e generosi amanti, vi fareste scrupoli di qualche genere? Andiamo, non prendiamoci in giro! Non si può non amare Anita Blake, lei ha tutto, bellezza, forza, potere, amanti, è brava nel suo lavoro, è leale con gli amici ed è in grado di combattere le sue paure. 
Affliction è forse il libro meglio riuscito degli ultimi anni della serie. In esso troviamo tutti i requisiti tipici dell’avventura appassionante. Le descrizioni delle scene ambientate nei boschi intorno a Denver sono formidabili. Il lettore è catturato dalla drammaticità degli eventi che vive come se si muovesse accanto ai protagonisti. Con loro corre nella radura, imbraccia il mitra e spara. Riesce anche a sentire l’odore acre della morte di tante persone o quello ferroso del sangue o il rumore delle pallottole; percepisce il crepitio della carne degli zombie che brucia tra le fiamme e addirittura visualizza i pezzi di corpi straziati sparsi sul terreno. E i rumori, le grida, gli incitamenti, tutto prende vita tra le pagine del libro e si anima come se invece di leggere le parole, noi ci trovassimo di fronte allo schermo. E l’adrenalina sale così come scorre il sangue che accende gli animi eccitandoli. Così ci si ritrova tra un’incursione in montagna e la scoperta di uno scantinato zeppo di cadaveri, a vivere delle pause, poche per la verità, di sesso appassionato e a volte brutale, come è giusto che sia perché si è vivi e forti. 
Abbiamo bisogno di speranza quasi più che di qualunque atra cosa, perché senza di essa, siamo perduti.
 Non mi stancherò mai di ripeterlo: Anita Blake, sei mitica!

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