Eulalia
 Elia ha trentadue anni, una casa, quattro gatti e un lavoro sicuro, ma 
non riesce a trovare l’uomo giusto per lei. Come le sue amiche del 
cuore, Rosy e Giuliana, fa la prof all’Istituto “Girolamo Savonarola”, 
dove “non entra mai un uomo degno di tale nome neppure se fai domanda al
 Ministero su carta da bollo da mille euro”. Quello che Eulalia non sa, è
 che il destino sta per cambiare.
Giorgio Giommetti, l’uomo che l’ha fatta soffrire spezzandole il cuore, ha ottenuto il trasferimento al “Savonarola” e tenta di riconquistarla in ogni modo. E non è il solo. A far battere il cuore di Eulalia c’è anche un affascinante vedovo, il papà del più pestifero dei suoi alunni. La situazione si fa ingarbugliata ed Eulalia si caccia in ogni sorta di pasticci. È terrorizzata dalla paura di sbagliare, perché, come ricorda spesso a Rosy e a Giuliana, possiede “un fiuto infallibile per i bastardi”. E non si tratta di cani.
Giorgio Giommetti, l’uomo che l’ha fatta soffrire spezzandole il cuore, ha ottenuto il trasferimento al “Savonarola” e tenta di riconquistarla in ogni modo. E non è il solo. A far battere il cuore di Eulalia c’è anche un affascinante vedovo, il papà del più pestifero dei suoi alunni. La situazione si fa ingarbugliata ed Eulalia si caccia in ogni sorta di pasticci. È terrorizzata dalla paura di sbagliare, perché, come ricorda spesso a Rosy e a Giuliana, possiede “un fiuto infallibile per i bastardi”. E non si tratta di cani.
Eulalia
 (Lia per gli amici) vive ogni giorno la solita routine: la mattina a 
scuola alle prese con ragazzi svogliati e un direttore dalla mentalità 
poco elastica, il pomeriggio a casa con i suoi gatti, e qualche sera 
fuori con le amiche/colleghe. La scuola assorbe gran parte del suo tempo
 e tante energie, per non parlare poi dei ricevimenti scuola-famiglia. 
Discutere con un branco di genitori indemoniati è ancora più deleterio e
 frustrante che cercare di fare entrare in testa la letteratura a degli 
alunni demotivati e maleducati. E nonostante ciò, non ci sono 
cambiamenti. Parafrasando una battuta di un noto sketch televisivo di 
qualche anno fa, potremmo affermare : “che barba, che noia!”
Già!
 Ma la vita è bella perché è varia, si dice così, no? E quando meno te 
l’aspetti, una mattina arrivi a scuola e trovi la novità.
Ma lo hai visto o no?
– Chi?
– Il bonazzo nuovo.
–
 Il bonazzo nuovo? Come ti vengono in mente certe idee? In questa scuola
 non entra un  bonazzo nemmeno se fai domanda al Ministero su carta da 
bollo da mille euro. I colleghi sono sempre i soliti: vecchi, cessi e 
rammolliti.
E
 anche se il collega è l’ultima persona che Eulalia si aspettava di 
incontrare, è pur sempre un bel vedere. Giorgio (questo è il suo nome) è
 un suo ex; la loro storia non è durata molto ed è finita ancora prima e
 nel peggior modo possibile. Ah, gli uomini! Comunque sia, nonostante le
 abbia spezzato il cuore, il nuovo arrivato tenta in ogni modo di 
riallacciare con lei un rapporto civile. I tentativi, però, non sono 
convincenti e non vanno a buon fine. Pazienza, Lia continua la sua vita,
 sempre uguale, sperando in un futuro migliore. Meglio affrontare i 
problemi degli alunni in classe, (e, credetemi, ne sono davvero tanti), 
che preoccuparsi delle tardive offerte di pace. Ma non tutti i mali 
vengono per nuocere! Un giorno Lia è costretta a prendere provvedimenti 
di fronte al comportamento a dir poco bizzarro di un suo alunno. 
Convoca, così, il genitore e “bam”, finalmente qualcosa si muove.
L’unica persona che non conosco è un bell’uomo, alto e dal fisico elegante, che se ne sta appoggiato a uno dei tavoli e sembra che aspetti qualcuno. Non può essere lui il signor Salomon. […] Precipito dalle nuvole. Cielo! Non può essere! Matteo è nero come il carbone e questo fusto che mi sta davanti è biondo e con gli occhi chiari, per giunta.
 Accade
 l’imponderabile! Tra Lia e Sandro (il padre di cui sopra), scocca la 
scintilla. Ma se pensate che tutto fili liscio, però, sbagliate di 
grosso. E sì, perché la nostra Eulalia ha davvero un sesto senso per i 
problemi. E non dico altro. 
Il
 romanzo ha le caratteristiche di un diario in cui la protagonista 
annota, con un linguaggio semplice e diretto, le sue giornate. Tutto 
scorre intorno a lei, veloce e senza scosse, sia a scuola che a casa ed 
Eulalia appare rassegnata in tutto quello che fa.
Alla mia età ho imparato che gli uomini sono tutti uguali. Tutti tranne mio padre. Ma lui è unesemplare unico, nella sua perfezione. Da oggi in poi, con i maschi ci farò solo sesso, non voglio più nessun tipo di coinvolgimento sentimentale.
Il
 suo modo di agire non convince molto, specialmente nei rapporti con gli
 uomini. Davanti ai problemi della nuova relazione, per esempio, Lia non
 riesce a prendere una posizione precisa e le sue scelte si basano su 
opinioni derivanti, il più delle volte, dai “si dice”.  
“– Insomma, loro volevano che tu non lo sapessi, ma io te l’ho detto solo perché sei un’amica. Però, se lo dici a qualcuno che… Io l’ho fatto solo per te. Solo per metterti in guardia.
– Certo, Rosy. Lo so che sei una vera amica”…
 Non
 sempre è buona cosa dar retta alle parole dell’amica troppo zelante o 
ai discorsi di un alunno arrabbiato; qualche volta sarebbe opportuno 
concedere anche il beneficio del dubbio. Se non altro si eviterebbero 
reazioni sbagliate, pensieri ovvi, brutte figure e nottate in bianco!
L’altalena
 dei sentimenti non entusiasma molto: la protagonista alterna, troppo 
velocemente, momenti in cui ostenta sicurezza ad altri in cui ripiomba nell'abisso della
 propria fragilità caratteriale. (Potrei dire la stessa cosa per Sandro.
 Anche lui alle volte sembra una persona tranquilla e dolce, in altre 
invece viene tratteggiato come un isterico che preferisce abbandonare la
 scena quando le cose non sono di suo gradimento, piuttosto che cercare 
di chiarirle).
 Le
 scelte del passato, si sa, condizionano il presente: Eulalia non vuole 
più soffrire e agisce di conseguenza. Ma per come si pone nei confronti 
di Sandro, è proprio lei a risultare, alla fine dei giochi, la vera 
bastardella.






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