Inghilterra - Scozia, 1812
Che succede quando un duca arrogante e tenebroso incontra l’Originale
della Stagione? Ebbene, può capitargli di essere interrotto durante un
rovente tête-à-tête. E se la fanciulla in questione è la famigerata Miss
Disaster, al secolo Charlene-Marie Duncaster? Allora Sua Grazia non ha
scampo: prima viene assalito da due sicari, poi è costretto a fuggire
portandosi dietro quella vera e propria calamita per i guai. Che sia
bellissima è irrilevante; lui, Justin Clayburn, diciannovesimo Duca di
Gredstone, ha ben altro a cui pensare! Eppure, tra oscuri segreti, armi
sbandierate come ventagli ed esilaranti equivoci, si ritroverà a
combattere contro il più insidioso dei nemici: l’amore.


A quel punto, Charlie avrebbe volentieri tagliato la corda, ma
l’orgoglio le impedì di macchiarsi di una tale infamia. Richiamò alla
mente le parole del padre – Un Duncaster non indietreggia mai, nemmeno
di fronte alla morte! – e, temeraria, andò incontro al proprio destino
fissando il titano per la prima volta negli occhi.
Fallito il suo tentativo di fuga, la ragazza non si perde d’animo e pur
in preda al panico, affronta il nemico con dignità tipica di un vero
militare. Suo padre ne sarebbe stato fiero.
Imponendosi di dominare il terrore che le serpeggiava sottopelle,
si ripeté un altro dei motti paterni: mai lasciar trapelare la paura.
[…] Punto uno: Far credere al nemico che si prevedono imminenti
rinforzi. «Freschetto, eh, stasera!» blaterò, fingendo una banale
conversazione, per poi andare dritta al sodo: «Sto aspettando mio
fratello». In fondo, non era neppure una menzogna. Che li stesse
aspettando tutti e tre, per giunta da parecchi anni, era una verità
inconfutabile.
Punto due: In caso d’inferiorità numerica, ricorrere alla
diplomazia per evitare lo scontro. «Chissà dove si è cacciato
Christopher! Magari torno al ricevimento per cercarlo, così sarete
libero di…» […] Punto tre (benché, a rigore, papà l’avesse messo al
primo posto): Valutare le proprie risorse e quelle dell’avversario.

Justine Clayburn, arrivato in città per scoprire chi ha ordito il
complotto che ha coinvolto il gemello costringendolo al suicidio, prende
il suo posto per portare avanti le indagini e si ritrova così a
frequentare gli stessi salotti e le persone che conosceva il fratello.
Ed è in una di queste serate che il nostro duca s’imbatterà in Miss
Duncaster. La prontezza di riflessi della ragazza lo aiuterà a salvarsi
durante un agguato.
Rimasto ferito, viene curato da Charlie e così ha inizio la loro storia.
Da questo momento partono una serie di equivoci esilaranti che non
tradiranno le aspettative del lettore. Il tira e molla tra i due andrà
avanti per l’intero romanzo. La prorompente vivacità della nostra eroina
e la sua incoscienza ammalieranno il duca, abituato a ben altri
standard, a tal punto che non potrà più fare a meno di lei. Ma la loro
love story non sarà semplice. Il romanzo, infatti, si arricchisce di
suspense e di continui colpi di scena che vi terranno incollati al libro
fino all’ultima pagina. E le sorprese continueranno anche nel finale
con rivelazioni sconvolgenti che, sono sicura, vi piaceranno.
Miss Disaster è un romanzo storico diverso, originale, divertente e
coinvolgente, una vera chicca da non lasciarsi scappare. Lo stile è
unico, veloce e spumeggiante. Con l’alternarsi dei punti di vista la
scrittrice arricchisce la trama rendendola travolgente e godibile. I due
protagonisti sono perle rare, rese ancora più originali grazie anche al
loro linguaggio frizzante e ironico, a volte scurrile, decisamente sui
generis, con cui riescono a rompere gli schemi.
«Avete ragione: vi devo le mie scuse» riconobbe, per amor di pace.
«È stato un attimo di debolezza di cui mi pento amaramente» le
concesse, per amor di pace. «Ora, però, smettetela di tenermi il
broncio.»
Non l’avesse mai detto!
«Il broncio?!» L’Erinni honoris causa gli si piantò a un pollice
di distanza, sollevandosi sulla punta dei piedi per potergli sputare in
faccia: «Io non tengo il broncio, io sono furiosa marcia! E se vi
aspettate di cavarvela così, siete più pazzo degli internati di Bedlam».
Pazzo?! Lui?! Parlava quella giusta!
Infuriato, Juz chinò la testa sino a trovarsi naso contro naso con
la povera demente. «Se qui c’è un pazzo, non sono certo io. Più che
perderla, voi, la bussola, non l’avete mai avuta: vi limitate a dare i
numeri, altro che segnare il Nord! E per cosa, poi? Per un nonnulla!»
«Luridissimo verme!» lo apostrofò l’esagitata, per giunta ad alta
voce, anzi, con un grido bell’e buono, a tutto beneficio del vicinato
(vecchietti sordi inclusi). «Un nonnulla?! Vi sembra niente quello che
mi avete fatto?»
Be’, adesso la misura era davvero colma. «Sì, proprio un nonnulla» le ripeté a muso duro.
«Voi… voi… voi siete uno sporco insetto strisciante, un emerito topo di fogna, un fetido ammasso di sterco, un… un…»
Ogni singola, amena definizione era stata accompagnata da una rabbiosa ditata sul suo stomaco…
Che posso dire di più? Non lasciatevelo scappare, ve lo consiglio!
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