Dana Catrell pensava di sapere tutto della sua vicina Celia: nel
quartiere elegante dove vivono, nella sonnolenta provincia americana,
sembrano non esserci segreti e tutti conoscono tutti. Fino al giorno in
cui Celia viene trovata morta in casa sua, uccisa con un vaso molto
pesante. Lo stesso giorno in cui Dana ha passato l’intero pomeriggio a
casa della povera Celia, bevendo decisamente un po’ troppo. Celia doveva
confidarle un segreto, per questo l’aveva chiamata. Un segreto che ora
Dana, per colpa dell’alcol e degli psicofarmaci di cui spesso fa uso per
tenere a bada l’ansia, non riesce a ricordare. Ma quando il detective
Jack Moss comincia a indagare, quella memoria che non torna diventerà la
cosa più importante, se Dana non vuole essere la sospettata numero uno.
Peccato che suo marito Peter non l’aiuti affatto: specie quando Dana
trova nel suo telefono un numero registrato come «C.», che risponde alla
segreteria telefonica di Celia… Incerta se credere alla propria,
inaffidabile mente, al suo istinto, o ai sospetti che si fanno strada
dentro di lei, Dana cercherà di ritrovare la verità di quel pomeriggio, e
quel segreto che Celia doveva confidarle: sapendo che ciò che scoprirà
potrebbe rovinare per sempre la sua vita. E il suo matrimonio.
La calma della residenziale Ashby Lane viene sconvolta dal ritrovamento
del cadavere di Celia Steinauser, uccisa nella propria casa. Dana
Catrall, la sua vicina, è l’ultima ad averle parlato e ad averla vista
viva. Quel pomeriggio, infatti, poco prima che l’efferato delitto
venisse perpetrato, Celia l’aveva chiamata per renderla partecipe di un
dramma che la riguardava da vicino. Le aveva mostrato una foto, scattata
dal suo cellulare che ritraeva Peter, il marito di Dana, in compagnia
di un’altra donna. La rivelazione aveva colpito Dana come un fulmine a
ciel sereno. Lo choc era diventato quasi insopportabile dopo la scoperta
che tra le amanti di Peter ci fosse proprio Celia. Che il suo non fosse
un matrimonio felice, per Dana non era una novità. Da molto infatti, il
rapporto con il marito, avvocato di successo, assomigliava più a una
relazione di convenienza che ad un vero e proprio idillio.
Dopo la rivelazione, le due donne trovano conforto nell’alcol. Ciò che è
accaduto in seguito è un mistero, avvolto nel buio totale della mente
di Dana. Cosa è successo? Come è tornata a casa?
Tante sono le domande cui la nostra eroina non riesce a trovare una
risposta. Ha solo una certezza, la foto sul cellulare di Celia. La
situazione si complica quando Dana decide di affrontare il marito.
Che sia lui l’assassino? Ma Peter non si lascia intimorire, non solo
minimizzerà la cosa, come suo solito, ma farà di tutto per convincere la
moglie che le sue accuse non sono altro che farneticazioni dettate
della sua mente malata.
Non sono le grandi mancanze di Peter a farle venir voglia di
lasciarlo; sono quelle piccole cose, come infilarla in tasca nel bel
mezzo di una conversazione, quei gesti sminuenti, umilianti, che la
fanno sentire rilevante quanto uno starnuto.

Soffrendo di esaurimento da sempre, Dana alterna momenti di lucidità ad
altri in cui sembra perdere la ragione, ed è proprio in uno di questi
che, presa dallo sconforto, tenta il suicidio.
Sa che il tempo stringe. Sta correndo verso l’abisso- un muro di
mattoni- e a quel punto non sarà più in grado di capire che le serve
aiuto. Non gliene fregherà proprio niente.
Quando il detective Jack Moss, incaricato di risolvere il caso,
conoscerà Dana, rimarrà affascinato dalla personalità instabile della
donna. Nonostante questo, però, porterà avanti il lavoro senza
tralasciare alcun indizio.
«Le donne sono strane» commenta Jack chinando la testa per leggere il fascicolo, «Misteriose.»
E di misteri, l’affascinante detective ne troverà a iosa e alla fine di
un lavoro meticoloso e preciso, arriverà a scoprire il vero omicida.
La storia, raccontata secondo il POV di Dana e Jack, ha tutte le carte
in regola per essere considerato un giallo di successo. I personaggi
sono vari e ben descritti; ognuno di loro incarna bene una
caratteristica che lo accompagna fino alla fine. Così abbiamo Dana, dal
modo di fare discontinuo; Peter, con la sua elegante indifferenza; Kile,
il figlio di Jack, con il suo essere sfuggente; Jack ossessionato dalla
solitudine e il desiderio di capire l’universo femminile;
Le donne hanno la capacità di prendere un fatto reale, concreto, e
tirarlo e strattonarlo in ogni direzione fino a trasformarlo in un filo
di fumo, una foschia estiva, uno spettro che incombe accanto al letto o
resta dietro la porta della cucina. Gli uomini sono diversi: affrontano
le cose a viso aperto, poi se la scrollano di dosso e vanno avanti con
le loro vite.
Rimasto solo per la seconda volta, dopo un matrimonio fallito, e con una
condizione familiare disastrosa (ha perso un figlio e l’altro non gli
rivolge la parola), Jack annega il suo fallimento gettandosi anima e
corpo nel lavoro.

Attento ad ogni minimo dettaglio, sarà in grado di arrivare alla verità ma il cammino gli riserverà molte sorprese.
Come in ogni buon thriller che si rispetti, anche qui la realtà non è
come sembra. Il dubbio s’insinua in ogni anfratto, parola o pensiero e i
personaggi diventano sfuggenti. Quando si pensa di aver capito tutto,
le cose cambiano in un batter d’occhio. Basta un piccolo oggetto
ritrovato, una parola o un atteggiamento per rimettere tutto in gioco. E
quello che un attimo prima sembra definitivo, subito dopo perde di
valore. Le condizioni atmosferiche, infine, giocano un ruolo importante
al pari delle descrizioni dei personaggi. La presenza costante della
pioggia nei momenti topici del racconto favorisce la suspense. La storia
aumenta d’intensità man mano che ci si avvicina all’epilogo, come è
ovvio, e lo fa attraverso un’escalation di emozioni e di colpi di scena
che tengono il lettore ancorato al libro fino alla fine.
Se vi piace il genere, non rimarrete insoddisfatti.
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